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  • Comunicazione

    17 dic 2025

    “DiversE”, la nuova rubrica sulla parità di genere, diversità, equità ed inclusione nell’innovazione

    Parità di genere ancora lontana: ci vorranno 123 anni per colmare il divario globale

Ilaria Farnè

Ilaria Farnè

Con la prima news dedicata al divario di genere prende avvio “DiversE – Tematiche orientate al genere, alla diversità e all’inclusione”La nuova rubrica di EROI – Emilia-Romagna Open Innovation offre uno spazio editoriale per approfondire, con uno sguardo trasversale, la parità di genere, l’equità, diversità e inclusione nei contesti produttivi e istituzionali, offrendo spunti di riflessione e ispirazioni concrete  per favorire un cambiamento culturale e organizzativo.

Attraverso “DiversE”, EROI inaugura un percorso di racconto e approfondimento che vuole coinvolgere la comunità degli innovatori ponendo in evidenza come sia cruciale e costoso in termini di innovazione, attrattività e competitività non avere strategie di gestione per la parità di genere, diversità e inclusione. 

Il punto di partenza non può che essere il quadro globale: il mondo è ancora lontano dal raggiungere la parità di genere. È quanto emerge dal Global Gender Gap Report 2025 del World Economic Forum, presentato a metà giugno e rilanciato in Italia da Il Sole 24 Ore. Secondo l’analisi, il progresso globale verso l’uguaglianza tra uomini e donne resta lento: a livello mondiale è stato colmato solo il 68,8% del divario complessivo, con un miglioramento di appena 0,1 punti percentuali rispetto al 2024. Se questo ritmo dovesse restare invariato, saranno necessari altri 123 anni per raggiungere la piena parità.

Il report passa in rassegna quattro ambiti principali: partecipazione economica e opportunità, livello di istruzione, salute e aspettativa di vita e potere politico. Proprio quest’ultimo si conferma l’ambito più critico: solo il 22,9% del divario politico è stato colmato a livello globale, con le donne che ricoprono meno di un quarto delle cariche parlamentari e meno del 30% dei ruoli di leadership ministeriale.

Anche sotto il profilo economico, la parità è ancora lontana: ad oggi è stato colmato solo il 61% del divario di genere, complice la persistente sottorappresentazione femminile nelle posizioni dirigenziali (29%) e una quota molto più bassa di donne impiegate nei settori tecnologici, digitali e STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). In particolare, le donne costituiscono solo il 29% della forza lavoro impiegata in ambito scientifico e tecnologico e appena il 25% dei ruoli di leadership nel settore delle nuove tecnologie.

A livello geografico, l’Europa si attesta in media al 75,1% di parità raggiunta, ma con forti differenze interne. L’Islanda si conferma per il 15° anno consecutivo il Paese più vicino alla piena uguaglianza, seguita da Finlandia, Norvegia, Svezia e Nuova Zelanda. L’Italia, pur non rientrando tra i Paesi con i punteggi più alti, mostra segnali di miglioramento con 69,2%, appena sotto la media europea. Sebbene sia progredita significativamente dal 2010, resta ancora distante dalla piena parità, soprattutto rispetto ai Paesi dell’Europa occidentale. Sono invece lontanissimi dalla parità i Paesi del Medio Oriente e dell’Asia meridionale, dove si stima che saranno necessari oltre 150 anni per colmare i divari attuali. Il rapporto evidenzia inoltre che, nonostante alcuni progressi, la percentuale di donne in ruoli apicali nel settore pubblico e privato cresce troppo lentamente. Eppure, numerose ricerche mostrano come la diversità di genere nei luoghi decisionali migliori la produttività, l’innovazione e la sostenibilità economica delle organizzazioni.

Il messaggio del World Economic Forum è chiaro: i miglioramenti registrati negli ultimi anni non sono né uniformi né sufficienti. Il rischio, se non si interviene con politiche strutturali e misure mirate, è quello di un prolungamento indefinito dei tempi verso la parità. In altre parole, l’uguaglianza di genere resta ancora una promessa non mantenuta. E i suoi ritardi hanno un costo, non solo in termini sociali, ma anche economici e competitivi.